Nell’ambito di Collecting People, iniziativa volta alla condivisione della conoscenza attraverso incontri ed interventi estemporanei, Progetto Diogene presenta Casa Walser, una residenza d’artista per 12 studenti dell’Accademia Albertina a Hòbelté, un antico villaggio Walser arroccato sui pendii della valle di Gressoney, a 1807 metri di altitudine, raggiungibile esclusivamente a piedi.
Nei quattro giorni di permanenza nella borgata, i 12 studenti residenti parteciperanno a workshop e attività tesi ad approfondire l’interazione tra arte e natura.
L’isolamento, rafforzato dalla residenza in una sede senza corrente elettrica e in alta montagna, e la stretta condivisione di spazi e tempi, possono far sì che si crei uno stato di “solitudine condivisa”, nel quale sarà possibile il confronto tra partecipanti, relatori e territorio in un ritmo altro.
L’obiettivo del progetto è quello di creare un clima di discussione fecondo per la ricerca artistica degli studenti residenti attraverso momenti formativi e partecipativi studiati e organizzati da Laura Pugno, Francesco Pastore, Silvia Margaria e Michele Guido.
Casa Walser è un progetto organizzato da Brenno Franceschi e Federico Zamboni, studenti dell’Accademia Albertina, con il supporto della Consulta degli Studenti, in collaborazione con l’associazione Noipsy.
L’ARTE DI PENSARE 2016
Il programma Collecting People-L’Arte di pensare, promosso da Progetto Diogene e curato da Clara Madaro, prevede una serie di incontri in cui si intrecciano relazioni su questioni urgenti per la ricerca artistica e filosofica. Durante la scorsa edizione, il progetto ha percorso le modalità di relazione diretta con il mondo, intrecciando le ricerche di artisti e filosofi sull’emozione, sull’affordance, sull’illusione e sull’ecologia.
Mondi e linguaggi, la prossima edizione, si propone di continuare a legare arte e teoria in un viaggio nei mondi e nei linguaggi delle arti, a partire da tre media fortemente presenti nella nostra vita quotidiana: video, musica e internet.
“I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”, scriveva Wittgenstein nel Tractatus. Movendosi nel paesaggio sociale e di ricerca delle arti, viene così la tentazione di chiedersi se siano i linguaggi a plasmare i mondi o i mondi a definire i limiti dei linguaggi. Come i linguaggi della musica, della scienza e del cinema vengono traslati semanticamente e sintatticamente nel mondo dell’arte visiva? Come l’arte visiva trasforma i propri linguaggi per frequentare i circuiti sociali di altre arti o discipline? La risposta a queste domande generali è secondaria.
Il metodo dell’Arte di Pensare privilegia l’analisi della singolarità di ogni ricerca artistica in rapporto alla singolarità di una ricerca teorica, esplorando il meccanismo osmotico che porta alla contaminazione di media, interrogandosi sul se, analizzando, forzando e ibridando le regole di un linguaggio, si possano cogliere aspetti possibili del reale, innescando un cortocircuito delle categorie cognitive, artistiche e sociali. La possibilità di far incontrare diversi linguaggi, spingendoli fuori dal loro contesto disciplinare, a partire da una necessità o una mancanza che scaturisce dalla relazione con la realtà, fa delle arti visive un contesto potenzialmente attraente per la generazione e rigenerazione di conoscenze, ma in ogni caso anche il mondo dell’arte visiva ha le sue regole, convenzioni, norme estetiche e sociali che vincolano le mosse del gioco.
L’artista e il filosofo, quando abitano il confine sfumato tra più mondi sociali e più linguaggi, hanno una posizione all’interno dell’ecologia di significati dei mondi teorici e artistici che gli permette di essere registi di visioni di mondi possibili? Collecting People-l’arte di pensare 2016 si situa su questo confine con artisti e filosofi che abitano più mondi e parlano più linguaggi.
GLI INCONTRI

n°3
Life time. Neoliberalismo, biopolitica, accelerazione, ritmo
DANILO CORREALE (artista, New York, U.S.A) e GIOVANNI LEGHISSA (ricercatore, Università degli studi di Torino, Torino, Italia).
18 luglio 2016, h 18.30
Tram Diogene
Se l’economia acquisisce una priorità nella definizione dell’organizzazione e della percezione del tempo della vita, lo stesso si rileva nell’archeologia del sistema della conoscenza. I paradigmi economici implicati dal neoliberismo ricoprono così un ruolo prioritario nella gerarchia tra le discipline. In questo frame che sembra perfettamente vincolato, è possibile individuare uno spazio e un tempo per la resistenza o per l’interrogazione sul senso dell’esistenza umana?
Con il neoliberalismo la produzione arriva a coincidere con la vita. I dispositivi che maneggiamo quotidianamente producono dati che hanno effetti sul mercato e ci mettono direttamente o indirettamente in relazione con i suoi algoritmi. La produzione è biopolitica, perché non avviene in tempi e spazi circoscritti, come nella visione del lavoro fordista, ma continuamente. Le distinzioni tra lavoro, gioco e tempo libero sono sempre più difficili da tracciare. La produttività e il potere inglobano pervasivamente anche gli aspetti dell’esistenza considerati improduttivi, modificandone i ritmi.
Durante il terzo incontro di Collecting People-L’arte di pensare 2016, l’artista Danilo Correale e il filosofo Giovanni Leghissa si interrogheranno su queste questioni a partire dalle loro ricerche. Come l’arte e la filosofia possono scorgere contraddizioni, varchi e paradossi dell’assetto economico e biopolitico che assorbe la conoscenza e la vita? Nella generale messa a lavoro di emozioni, sentimenti, istinti, dolori, relazioni umane, desideri, sogni e di tutto ciò che è connesso al corpo si possono intravedere modalità di riorganizzazione del tempo e del sapere? Giovanni Leghissa e Danilo Correale si muovono proprio in questo spazio di senso e di desiderio, intrecciando diversi mondi di conoscenza e di socialità.
Al termine dell’incontro verrà proiettato all’interno del Tram Diogene un breve estratto di No More Sleep No More, a sensorial visual essay, di Danilo Correale.
Danilo Correale, “NoMoreSleepNoMore” video full HD, 240min. Sound, Video, C.sy The Artist and Galleria Raucci/Santamaria Naples, 2015
Danilo Correale è un artista e ricercatore nato a Napoli nel 1982. Vive e lavora a New York. Nel suo lavoro analizza aspetti della vita umana, come il rapporto tra lavoro, tempo libero e sonno sotto la lente del tempo e del corpo. I suoi lavori sono stati presentati in numerose mostre collettive, incluse Pigs, Artium, Spain (2016), Ennesima, Milan (2015), Kiev Biennial, Kiev (2015), Museion, Bolzano (2015) Per-formare una collezione, Madre Museum Naples (2014), Steirischer herbst, Graz, (2013) Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Turin (2012), Manifesta 8 in Murcia/Cartagena (2010), Moscow Biennial (2010), Istanbul Biennial (2009). Recentemente il suo lavoro è stato presentato nelle seguenti mostre personali: Tales of Exhaustion. La Loge, Brussels BE (2016) The Missing hour. Rhythms and Algorithms, Raucci/Santamaria, Naples (2015), The Warp and the Weft, Peep-Hole, Milan (2012), Pareto Optimality, Supportico Lopez, Berlin (2011) and Entrèe, Bergen (2011). Danilo Correale è uno dei fondatori del Declerationist Reader e lavora nel campo della teoria critica, fornendo regolarmente diversi contributi nell’ambito. Di recente ha pubblicato The Game – A three sided football match, FeC, Fabriano (2014) e No More Sleep No More, Archive Books, Berlin, 2015
Giovanni Leghissa (Trieste, 1964) è Ricercatore confermato presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’educazione dell’Università di Torino. Ha insegnato filosofia presso le Università di Vienna, Trieste, e presso la Hochschule für Gestaltung di Karlsruhe. Redattore di “aut aut” dal 1988, ha curato l’edizione italiana di opere di Derrida, Blumenberg, Husserl, Overbeck, Tempels e Hall. Tra le sue pubblicazioni: Il dio mortale. Ipotesi sulla religiosità moderna (Medusa, Milano 2004), Il gioco dell’identità. Differenza, alterità, rappresentazione (Mimesis, Milano 2005), Incorporare l’antico. Filologia classica e invenzione della modernità (Mimesis, Milano 2007). Neoliberalismo. Un’introduzione critica (Mimesis, Milano 2012). Le sue aree di ricerca affrontano l’epistemologia critica delle scienze umane, la fenomenologia, la psicoanalisi, rapporto tra religione e modernità, la filosofia interculturale, i Postcolonial e i Cultural Studies. Da alcuni anni le sue ricerche mirano a indagare le trasformazioni del rapporto tra razionalità economica e razionalità politica nell’età neoliberale.

n°2
Mondi sonori
NICOLA RATTI (Artista, Milano) e VINCENZO SANTARCANGELO (Ph.d in Filosofia, Unito, Torino).
29 giugno 2016, h 18.30
Tram Diogene
Il sonoro ha una forte rilevanza emotiva, cognitiva, comunicativa, interattiva e sociale, tanto che è molto difficile immaginare la nostra vita come un film muto. Non solo la musica è una delle forme d’arte di cui preferiamo circondarci, ma suoni e rumori ci accompagnano costantemente e ci offrono molteplici possibilità di contatto con il mondo.
Dagli artefatti, dagli animali, dalla materia e dalle relazioni che li legano emerge un vero e proprio ambiente sonoro. Con una parte degli oggetti sonori che costituiscono questa ecologia riusciamo ad interagire in una modalità più o meno paragonabile a quella in cui afferriamo qualsiasi tipo di oggetto o esaminiamo determinate tracce visibili per orientarci nello spazio. Eppure non è scontato interrogarsi su che tipo di oggetti siano i suoni o i rumori, cosa significhi afferrarli, comprenderli, intenderli e muoversi all’interno dell’ambiente sonoro che producono.
In Mondi sonori, secondo incontro di Collecting People –L’Arte di Pensare 2016, ci interrogheremo su questi nodi, a partire dalle ricerche di Nicola Ratti e Vincenzo Santarcangelo. La ricerca artistica, musicale e filosofica si confrontano con il suono attraverso la discussione di un approccio ecologico alla percezione uditiva. Che tipo di cose possiamo fare con i suoni? Che abilità e conoscenze dobbiamo sviluppare per poter coglierne le potenzialità di interazione?
La ricerca di Nicola Ratti comincia dalla composizione musicale, evidenziandone le sue potenzialità di creazione di ambienti sonori che cooperano con mondi video o plastici all’apertura di scenari possibili. Vincenzo Santarcangelo esplora la natura del sonoro nelle teorie della percezione filosofiche e sperimentali in rapporto alla vita quotidiana, al mondo della musica e delle arti visive. Nel dialogo tra queste ricerche, nate al confine tra più mondi artistici, sociali e di conoscenza si svilupperà uno spazio dove indagare in profondità il nostro rapporto con il sonoro attraverso l’intrecciarsi di una relazione tra musica e teoria. Al termine dell’incontro sarà possibile fruire un lavoro di Nicola Ratti all’interno del Tram Diogene.
Nicola Ratti è un musicista poliedrico e sound designer attivo da anni in diversi ambiti sperimentali. Le sue performance live sono state ospitate in Europa, Nord America e Russia e i suoi album sono stati realizzati con Anticipate, Preservation, Die Schachtel, Entr’acte, Where To Now?, Senufo Editions, Boomkat Editions, Holidays Records, Megaplomb, Musica Moderna, Boring Machines, Coriolis Sounds, Zymogen. Lavora con Giuseppe Ielasi con cui ha iniziato un progetto dal titolo Bellows, e Tilde, un trio con Enrico Malatesta e Attila Faravelli. Ha suonato la chitarra dal 2007 to 2013 per il gruppo Ronin. Ha collaborato con artisti visivi come Nicola Marini, Alessandro Roma, Riccardo Arena, Ferruccio Ascari, Blisterzine/NastyNasty e Sara Enrico. Ha curato The Variable Series, da settembre a dicembre 2014, una serie di eventi riguardanti il suono e la performance ospitata da O’ a Milano e da maggio 2015 ha curato anche una serie di eventi in relazione al suono presso Standards, una galleria sperimentale di ricerca sul suono di Milano. Dalla sua prima edizione del 2012, è uno dei promotori di un festival di musica elettroacustica, Auna, concepito come un momento di scambio e ricerca tra gli artisti italiani.
Vincenzo Santarcangelo è dottore di ricerca in filosofia e membro del gruppo di ricerca LabOnt presso l’Università di Torino. È stato visiting PhD student presso il Cognition Institute della Plymouth University. Ha tradotto L’approccio ecologico alla percezione visiva di J.J. Gibson( Mimesis 2014) ed è stato editor di Have Your Trip: La musica di Fausto Romitelli (Auditorium 2014). Ha tenuto corsi di Estetica presso l’Università di Genova, il Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea (Rivoli) e il MADRE Museo di Arte Contemporanea DonnaRegina (Napoli). Collabora con il Corriere della Sera (La Lettura) e con Rai Cultura. Su Artribune cura le rubriche “Octave Chronics” e “Dialoghi di Estetica”. È direttore artistico della rassegna musicale “Dal Segno al Suono”, presso il MUSMA. Museo della Scultura Contemporanea (Matera), e consulente di “Firenze Suona Contemporanea” ed “EstOvest Festival”.

n°1
Setting worlds
FRANCESCO BERTOCCO (Artista) e ENRICO TERRONE (Post Doc reasercher, Collège d’ètudes Mondiales, Labont, Torino).
17 maggio 2016, h 18.30
Tram Diogene
Il mondo della scienza, della psicologia, del cinema e dell’arte visiva costruiscono messe in scena o setting che rendono possibile la ricerca, la narrazione, la terapia, la visione. I laboratori scientifici, gli stabilimenti di produzione, gli studi, i luoghi dedicati alla terapia sono spazi dove quotidianamente si svolgono routine in cui vengono registrati o prodotti fatti di varia natura in una complessa relazione tra realtà e finzione. La filosofia e l’arte visiva osservano tali fenomeni, interrogandosi sulla loro problematica e multiforme essenza o sulle condizioni che permettono la realizzazione valida di queste pratiche e conoscenze all’interno di un determinato paradigma, analizzandole dal punto di vista concettuale, narrativo, visivo o apportando performatività. Il punto di vista artistico e filosofico può spostare il piano di indagine, ridefinendo il rapporto tra norme sociali, visive, teoriche e fatti, prestando attenzione ai meccanismi che presentano situazioni contingenti come necessarie.
Come tutti questi linguaggi, mondi e contraddizioni possano intrecciarsi nel video, dando vita a una realtà che non si riduca ad essere la loro sommatoria, e come la filosofia può accompagnare questo processo è il tema del primo incontro del 2016 di Collecting People- l’arte di pensare: Setting worlds. L’artista Francesco Bertocco rimette in scena i setting che determinano le pratiche terapeutiche, produttive e scientifiche attraverso il video che crea uno spazio di analisi corporeo e performativo. Enrico Terrone, ricercatore in filosofia, si occupa di tutte quei dispositivi teorici che ci consentono di analizzare l’immagine video nelle sue molteplici relazioni con la realtà e con il nostro background di conoscenze o di convenzioni sociali. Come si comportano i concetti messi in campo dalla filosofia con le relazioni innescate da questo dal video che diventa un incrocio fra più mondi? Come la visione incorporata dell’opera apre nuove possibilità di comprensione , di socialità e di teoria, forzando i confini definitori dei linguaggi e dei mondi attuali?
Il dialogo tra Francesco Bertocco ed Enrico Terrone esplorerà questo territorio attraverso un racconto delle loro rispettive ricerche artistiche e filosofiche, intrecciando una relazione tra arte, filosofia, cinema e ambienti di ricerca in generale. All’interno del tram verrà proiettata un’opera dell’artista che sarà possibile fruire al termine dell’incontro.
Francesco Bertocco (Milano, 1983. Vive e lavora a Milano). Artista e filmmaker, la sua ricerca s’incentra sulla complessità linguistica del genere documentario. Recentemente si sta occupando delle relazioni tra documentario e immaginario scientifico. Nel 2009 consegue un BA in Lettere Moderne. Nel 2011 si laurea in Cinema e Video all’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha presentato la sua ricerca in mostre personali e bipersonali: Through a glass darkly, BACO, Bergamo, IT; Allegoria (con Aberto Grifi), Viafarini DOCVA; Eclissi, MAGA Museo Arte Gallarate; F (con Alessandra Messali), MAC, Lissone, in collaborazione con Viafarini DOCVA; Role Play, Lucie Fontaine, Milano; Focus Group, ROOM Gallery, Milano. Il suo lavoro è stato proiettato in mostre collettive e festival: OCAT, Shangai; Kino der Kunst, Monaco; Museo del 900, Milano; Glitch. Interferenze tra arte e cinema in Italia, PAC- Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano; Vision du Réel – International Documentary Festival, Nyon, Svizzera; Lo Schermo dell’Arte, Firenze; Errors Allowed – Mediterranea 16, Ancona. Ha recentemente esposto presso Careof DOCVA (ArteVisione, progetto in collaborazione con Sky per il sociale a sostegno dei giovani artisti italiani.), Milano; Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato; Fondazione Merz, Torino; Festival International Filmmaker, Milano.
Enrico Terrone è laureato in ingegneria, dottore di ricerca in filosofia, e abilitato all’insegnamento universitario in cinema, materia che ha insegnato presso l’Università del Piemonte Orientale. È membro di LabOnt (Università di Torino) e redattore di Segnocinema. Insieme a Luca Bandirali ha scritto i libri: “Nell’occhio, nel cielo. Teoria e storia del cinema di fantascienza” (Lindau 2008), “Il sistema sceneggiatura. Scrivere e descrivere i film” (Lindau 2009), “Filosofia delle serie tv. Dalla scena del crimine al trono di spade” (Mimesis 2012). Il suo ultimo libro è “Filosofia del film” (Carocci 2014). Nel 2014 è stato assegnista di ricerca presso Käte Hamburger Center for Advanced Study in the Humanities a Bonn, dal 2015 lo è presso Collège d’études mondiales a Parigi.

Torino – martedì 19 aprile 2016 alle ore 21.00 al Tram Diogene, avrà luogo un nuovo incontro della serie Collecting People, In quest’occasione l’ospite sarà l’artista Alessandra Messali (Brescia 1985) che in dialogo con Paolo Rosso (Microclima), condividerà col pubblico del tram la sua recente ricerca Emilio Salgari e la tigre, una storia scritta nella lontana Italia, ambientata a Guwahati 1870.
Emilio Salgari (Verona 1862, Torino 1911) fu un popolare scrittore italiano che, nonostante scrisse più di 200 storie d’avventura ambientate in paesi esotici, mai viaggiò al di fuori dell’Italia.
Salgari traeva spunto e si documentava attraverso letteratura straniera, giornali, riviste di viaggio e enciclopedie. Tra il 1907 e il 1911 pubblicò quattro libri, Alla conquista di un impero, Il Bramino dell’Assam, La caduta di un impero e La rivincita di Yanez, ambientati a Guwahati (Assam) territorio che in quel periodo era sotto il controllo dei colonialisti britannici.
Nel progetto Emilio Salgari e la tigre i testi dell’autore sono stati comparati al contesto dell’Assam attraverso la preziosa collaborazione dello storico e giornalista dell’Assam Tribune Kumudeswar Hazarica, la Guwahati University (Dipartimento di storia, prof. Paromita Das), Il Cotton College (Dipartimento di Inglese, prof. Santanu Phukan) e l’Handique Girls’ College Dipartimento di Inglese, prof. Mitali Goswami and Tasrina Iqbal) Successivamente, in collaborazione con le studentesse dell’Handique Girls’ College e con il supporto tecnico di Giuseppe Abate, la ricerca è stata tradotta in uno spettacolo teatrale (Assamese/Inglese) nel quale sono state evidenziate le incongruenze presenti tra testo e contesto. Lo spettacolo è stato messo in scena nel giardino pubblico dell’Assam State Museum a Guwahati il 26 marzo 2016.
Alessandra Messali si è laureata in Progettazione e Produzione delle Arti Visive presso lo IUAV di Venezia dove dal 2012 è collaboratrice alla didattica dell’artista Antoni Muntadas. La sua ricerca è stata presentata in istituzioni e festival quali il Museo d’Arte Contemporanea di Lissone (Lissone), Galleria Comunale d’Arte Contemporanea Monfalcone (Monfalcone) e FILMAKER DOC 14 (Spazio Oberdan, Milano). Nel 2011 è stata artista in residenza presso la Fondazione Bevilacqua la Masa (Venezia) e nel 2014 visiting student presso l’ACT del Massachusetts Institute of Technology (Cambridge, US).
Microclima è un progetto culturale continuativo che ha base presso la serra dei giardini di Venezia. Il progetto è stato fondato nel 2011 da Paolo Rosso e si concentra sulla relazione uomo-natura e sulla sfera pubblica. Microclima ha iniziato tre programmi di residenza: in Assam, India (Guwahati research program 2011), A Santiago di Cuba (Los camino del cafe, 2014) e in Mongolia (2015). Il Guwahati Research Program è un progetto autofinanziato che porta giovani artisti con base a Venezia a Guwahati. Il programma incoraggia gli artisti a prendere coscienza del contesto locale al fine di sviluppare progetti collaborativi e di investigazione tendenzialmente pluriennali. Microclima guarda agli artisti come dei pensatori in grado di generare un impatto culturale significativo al di fuori del sistema artistico.
L’ARTE DI PENSARE 2015
RELAZIONI TRA RICERCA ARTISTICA E FILOSOFICA
a cura di Clara Madaro
Al Tram Diogene, il 23 aprile alle ore 17.30, prende avvio Collecting People 2015/2016 – L’Arte di pensare, una serie di incontri che intrecciano ricerca artistica e filosofica su temi urgenti per entrambe le discipline. Se il filosofo è amico del sapere, finché non avremo capito cosa vuol dire “essere amici”, non avremo capito che cos’è la filosofia.
Ogni appuntamento cerca proprio di intessere una relazione di amicizia tra arte e filosofia intorno agli interessi teorici e applicativi condivisi dai due ospiti, mettendo in risalto la specificità dei contributi e dei linguaggi. Il nodo di ricerca viene presentato da un filosofo e da un artista o un curatore; a seguire una conversazione tra i due. Pensare insieme, confrontando i propri linguaggi, cogliere spunti teorici e applicativi reciproci, chiarire e complicare le proprie idee nel confronto diretto con un’altra realtà, sono i processi che si intendono innescare.
Gli incontri affrontano in modo graduale alcuni scogli della ricerca contemporanea che, oltre ad implicare un confronto con le neuroscienze, la biologia, l’economia e le scienze sociali, hanno un’importanza pervasiva nel quotidiano dove il loro aspetto concreto affiora nei ragionamenti, nelle chiacchiere, nelle relazioni, nei gap rappresentativi e nelle incertezze. L’arte di pensare è un’occasione doppia: da un lato permette al pubblico di familiarizzare con la modalità di ricerca di artisti, curatori, filosofi, d’altro canto i ricercatori potranno trarre domande sulla natura, sulla narrazione e sulla definizione del proprio lavoro. Gli incontri si terranno al Tram Diogene, presso la Rotonda Corso Regio Parco/Corso Verona, a Torino.
GLI INCONTRI

n°1
Sentirsi esistere. Percezione, emozione e memoria.
ALFREDO PATERNOS (Professore di Filosofia della mente, Università di Bergamo e Scuola di Dottorato in Studi Umanistici di Torino, Consorzio di Dottorato in Filosofia del Nord Ovest, FINO)
EVA FRAPICCINI (Artista e Docente a contratto presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e IED-Istituto Europeo di Design).
Che rapporto hanno la ricerca filosofica e artistica con le conoscenze provenienti dalle neuroscienze e dalle scienze cognitive sul tema della costruzione dell’identità personale e collettiva?
Eva Frapiccini e Alfredo Paternoster affrontano nodi tematici condivisi nella rispettiva ricerca artistica e filosofica, in particolar modo discutono della relazione tra percezione, emozione e memoria in rapporto alle neuroscienze e all’esperienza quotidiana. Che cosa vuol dire “percepire”, “emozionarsi”, “ricordare o dimenticare un’esperienza”? Come i processi neurobiologici che soggiacciono alla percezione, a linguaggio, alla memoria determinano ciò che siamo a livello personale o collettivo? Nella sua ricerca il Prof. Alfredo Paternoster ha affrontato il rapporto tra le conoscenze che provengono dalle neuroscienze e la filosofia su numerosi temi, scrivendo importanti contributi, tra cui Sentirsi esistere da cui prende il nome questo incontro (A. Paternoster, M. Marraffa, Sentirsi esistere. Inconscio, Coscienza, Autocoscienza, 2013). Affrontando il complesso problema di come la soggettività e la coscienza emergano da processi neurobiologici inconsci e sociali, Paternoster sostiene che: « Uno dei compiti oggi più importanti della filosofia è quello di far interagire l’immagine scientifica del mondo con l’immagine di senso comune, chiarendo qual è la rilevanza delle ipotesi e scoperte scientifi- che per la nostra vita. […] Nell’interagire con le neuroscienze, quindi, la filosofia deve innanzitutto porsi l’obiettivo di chiarire se e in che modo una certa ipotesi neuroscientifica ha delle conseguenze sulla comprensione che abbiamo di noi stessi e della nostra vita mentale». La ricerca dell’artista Eva Frapiccini indaga il rapporto tra linguaggio e memoria, nelle loro invisibili forme. Nei suoi lavori utilizza varie tecniche e metodologie tra cui fotografia e installazioni. Recentemente ha realizzato Dreams’ Time Capsule (2011-2016), un archivio di 1200 testimonianze audio di sogni, che parte dal ricordo onirico come risorsa di conoscenza dell’uomo; in Museo Caneira | La fisica del Possibile (2011) ha creato un museo dedicato ad un personaggio fittizio, mettendo in discussione i contemporanei sistemi di produzione di conoscenza. Ad aprile 2015 si inaugura la sua seconda mostra personale presso la Galleria Alberto Peola, dal titolo Selective Memory | Selective Amnesia, che parte dalla teoria di Israel Rosenfield sui meccanismi mnemonici. In essa, Frapiccini propone diversi lavori che esplorano il processo di sedimentazione e rimozione del ricordo. Attraverso la rielaborazione del suo archivio fotografico realizza la serie di policromi fotografici Velluto, 2015, e l’installazione-archivio Lamine (Foils, 2015). Infine, dalla deformazione manuale della stampa fotografica la serie Prigione Dorata. Scoprendo la Sudditanza, 2014, dove si allude alla rimozione e al trasformismo come strategie di consenso operate dal potere.
Eva Frapiccini ha esposto in mostre personali e collettive in istituzioni italiane e straniere tra cui Townhouse Gallery, Cairo (2012), Museo di Architettura di Stoccolma e Botkyrka Konsthall, Svezia (2012), Castello di Rivoli (2012, 2014), FACT Museum, Liverpool (2014), Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (2014), Nederlands Fotomuseum, Rotterdam (2011), MAMbo Museo d’Arte Moderna di Bologna (2009), Museo Bilotti, Roma, House of Photography, Mosca (2007), Museum Auf Abruf, Vienna, Maison Europèenne de la Photographie, Parigi, Martin Gropius Bau, Berlino, Casino Luxembourg (2006). Ha partecipato a diverse esposizioni internazionali come il Festival di Arte Pubblica Alwan 338, Foundations, Bahrein (2014), la Biennale di Venezia di Architettura, Padiglione Italia (2010) e in diversi Festival internazionali di Fotografia come Festival di Fotografia di Roma (2006-07) e Photo Espana (2006). Nel 2012 è stata in residenza presso la Townhouse Gallery al Cairo, come vincitrice del progetto di residenza internazionale Resò, promosso dalla Fondazione CRT, e nel 2013 è stata selezionata per il Premio Moroso per l’Arte Contemporanea. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni istituzionali come il Castello di Rivoli, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il MAMbo, il Museo d’Arte Moderna di Bologna, la Fondazione Fotografia di Modena, i Musei Civici di Monza, nonché in collezioni private. Tra le pubblicazioni ricordiamo la monografia bilingue Eva Frapiccini. Muri di Piombo edita da Skira, nel 2008. Dal 2011, è docente a contratto presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e l’Istituto Europeo di Design di Torino, tutor presso il Master of Fine Art Image della Fondazione Fotografia di Modena.
Alfredo Paternoster insegna filosofia del linguaggio e filosofia della mente presso l’Università degli Studi di Bergamo e il Consorzio di Dottorato in Filosofia del Nord Ovest di Torino. E’ membro del Comitato di Direzione della rivista Sistemi intelligenti e del comitato scienti- fico della rivista Philosophical Inquiries. Le sue aree di ricerca sono la filosofia analitica del linguaggio e della mente, in particolare le teorie dei concetti, la filosofia della percezione, le semantiche cognitive, la simulazione mentale, i fondamenti epistemologici delle scienze cognitive, le teorie della coscienza, autocoscienza e del sé. Tra le sue pubblicazioni ci limitiamo a menzionare le monografie Sentirsi esistere. Inconscio, coscienza, autocoscienza (con Massimo Marraffa, Roma-Bari 2013); Persone, menti, cervelli. Storia, metodi e modelli delle scienze della mente (con Massimo Marraffa, Milano 2012); Introduzione alla filosofia della mente (Roma-Bari 2010); Il filosofo e i sensi (Roma 2007; trad. francese Grenoble 2009). Ha curato diversi volumi collettanei tra cui Scienze cognitive: un’introduzione filosofica (con Massimo Marraffa, Roma 2011) e Tyler Burge: Linguaggio e mente (Genova, 2005)
Leggi il comunicato stampa dell’incontro.
Leggi la conversazione tra A. Paternoster e E. Frapiccini sui modelli di organizzazione funzionale della memoria umana, pubblicata da Curate Archive.

n°2
L’oggetto: protagonista indiscusso della quotidianità.
Che cos’è un oggetto quotidiano? Come ci relazioniamo filosoficamente e artisticamente all’oggetto quotidiano quando si tratta di rappresentarlo o definirlo?
MARIA GRAZIA TURRI (Professoressa a contratto di linguaggi della comunicazione aziendale, Università degli Studi di Torino)
MANUELE CERUTTI (Artista).
La ricerca filosofica di Maria Grazia Turri e la ricerca artistica di Manuele Cerutti si intrecciano per definire un nuovo statuto degli oggetti quotidiani, quegli oggetti come letti, tazze, caffettiere, che ogni giorno usiamo in modo automatico, come prolungamenti naturali del corpo. Spesso abbiamo un rapporto distratto con l’oggetto, cosicché riduciamo la pregnanza della sua funzione alla sola dimensione strumentale. In realtà, gli oggetti noti e quelli nuovi modificano le nostre relazioni, il modo in cui diamo senso e significato ai gesti e ai rapporti fra mondo materiale e mondo immateriale. Anche la filosofia non ha prestato l’attenzione dovuta a come il mondo degli oggetti sia centrale nella nostra vita, nella nostra esperienza e nell’orizzonte di senso nel quale siamo gettati. Al contrario, nella ricostruzione di Maria Grazia Turri siamo il prodotto delle relazioni con gli oggetti, poiché questi “da semplici ammassi di proprietà passano a essere punti focali di azione virtuale: ciascuno di essi è capace di offrire un’affordance attraverso la quale è possibile un accesso diretto sia all’oggetto sia alla comprensione concettuale dell’oggetto stesso”, il che consente di comprendere quanto questi ci modellano e modificano. Del resto, giocano un ruolo tutt’altro che irrilevante nel modo in cui entriamo in contatto con gli oggetti le proprietà emozionali espresse dai materiali, dalle forme, dai colori, e non ultimo dal contesto in cui sono inseriti.
Nella ricerca pittorica di Manuele Cerutti gli oggetti sembrano dimenticati, usciti da tempo dal circuito sociale dell’uso , immemori della funzione che era stata loro assegnata. Questo congedo dalla funzione fornisce loro, paradossalmente, un’individualità assai forte. Si impegnano in vere e proprie ‘azioni’, in cui il gioco delle forze elementari richiamate (pressione, tensione, gravità) produce effetti di vera e propria tonic immobility. Ciascuna di queste azioni sembra appartenere a un repertorio che ripropone ogni volta, con superiore fiducia, gli stessi elementi. Un uso degli oggetti, dunque, che non è solo contemplativo, ma che consente spunti proiettivi e persino identificativi, liberi da riferimenti a una qualsiasi funzione quotidiana.
Maria Grazia Turri è Professoressa a contratto di Linguaggi della Comunicazione e Fondamenti della comunicazione per il Corso di Laurea in Management dell’informazione e della comunicazione aziendale presso l’Università degli Studi di Torino. Le sue aree di interesse sono la filosofia dell’economia e la natura concettuale delle categorie e dei modelli economici; l’ontologia e la metafisica degli oggetti sociali; la filosofia della mente con particolare attenzione alle ricerche neuroscientifiche sulla emozioni, sulle percezioni e sulle intenzionalità. È direttrice della collana di Mimesis Filosofie dell’economia e Relazioni Pericolose, è membro del Comitato Scientifico della rivista Scenari. Ha scritto numerosi articoli e libri tra cui Gli dei del capitalismo. Teologia economica nell’età dell’incertezza (2014 Mimesis, Milano), Biologicamente sociali culturalmente individualisti (Mimesis, Milano, 2012), Gli oggetti che popolano il mondo (2011 Carocci, Roma), La distinzione fra moneta e denaro (Carocci, Roma, 2009). Ha curato diversi volumi come Il potere delle donne arabe (con Ilaria Guidantoni, Mimesis, Milano, 2015), Femen. La nuova rivoluzione femminista (Mimesis, Milano, 2013), Manifesto per un nuovo femminismo (Mimesis, Milano, 2013).
La ricerca di Manuele Cerutti sviluppa, nel contesto della pittura e delle sue possibili declinazioni, una riflessione sull’auto-presentazione di segmenti di realtà osservata, considerandone sia la spinta propositiva sia la relazionalità. E’ una ricerca che subordina l’utilità dell’oggetto alla sua ‘presunzione’, ma anche la sua narratività al suo silenzio. Ha tenuto molte mostre personali tra cui: Pause, Vitrine – gente in strada (passaggio pedonale) alla GAM di Torino e L’Ospitalità, Maerzgalerie, di Lipsia, entrambe nel 2014; Modi Di Esistenza (2013) e A Che Cosa Ritornare (2012) nella galleria 401contemporary di Berlino; Greater Torino, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino nel 2011; Point of Passage alla galleria Frisch di Berlino nel 2010; Negli occhi di un incisore si conservano tutti i dettagli alla Galleria In Arco di Torino nel 2010 e Corpi Celesti, al MARS/Milano Artist Run Space di Milano nel 2009. Ha esposto in varie collettive italiane e internazionali come Truths – Contemporary art in dialogue with oldmasters, Bayer Kulturhaus, Leverkusen nel 2014; Talent (altgr. talanton, “Waage, Gewicht, Währung”), 401contemporary, Berlino nel 2014; #painting. about, around&within, galleria Upp, Venezia nel 2014; Alles Wasser presso Galerie Mikael di Andersen (Copenhagen) nel 2014 e Killing floors, e/static, Torino nel 2013; Bianca feat. MARS, Bianca arte contemporanea a Palermo nel 2012; Il Perturbante presso Guido Costa Project a Torino nel 2012; Stilstehende Sachenausder Sammlung SØR Rusche presso il Museum Abtei Liesborn di Wadersloh-Liesbornnel 2012; Sous Sur Face presso 401contemporary a Berlino nel 2011; Cultivation of Neglected Tropical Fruits with Promise presso Voult Gallery a Prato nel 2010; Soap Float per esso la Marsèlleria a Milano nel 2010; Mr Potato’s Head. La scultura è cangiante per natura presso Cars Artspace di Omegna nel 2010; Persona in meno presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, a Guarene d’Alba (CN) e a Palazzo Ducale di Genova 2010; No Soul For Sale, China Purple presso la Tate Modern di Londra nel 2010. Nel 2004 vince il Premio Illy, Present Future ad Artissima 11, Torino. Nel 2011 partecipa a Guide Straordinarie, Museo di Arte Contemporanea del Castello di Rivoli; nello stesso anno è Artist in residence presso Dolomiti Contemporanee a Belluno; nel 2010 prende parte a La pittura è oro #1, DOCVA, Milano. Le sue opere sono presenti in diverse collezioni museali tra cui: la GAM di Torino e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, nonché in prestigiose collezioni private nazionali e internazionali. È membro fondatore di Progetto Diogene.
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n°3
Illudersi. La differenza tra percepire e sapere.
Perché non possiamo smettere di illuderci percettivamente? La ricerca artistica e filosofica riflettono sulla percezione.
ALBERTO VOLTOLINI (Professore di Filosofia della mente, Università e Scuola di Dottorato in Studi Umanistici di Torino, Consorzio di Dottorato in Filosofia del Nord Ovest, FINO)
MARTINA BASSI (Artista e Dottoressa in filosofia).
I nostri modi fondamentali di metterci in relazione diretta con il mondo sono azione e percezione. Se non potessimo più entrare in contatto con l’ambiente attraverso i sensi, la nostra vita diventerebbe incerta persino nei suoi aspetti più scontati. Eppure il prezzo da pagare per un rapporto immediato con ciò che ci circonda è la possibilità di illudersi intersoggettivamente e di essere soggetti ad allucinazioni. Per quanto ci sforziamo non possiamo correggere con le nostre conoscenze né un’illusione ottica, né l’illusione di realtà provocata dall’allucinazione. Inoltre, ci sono esperienze che complicano ulteriormente le cose, perché ci richiedono di vedere qualcosa che di fatto non è presente, come avviene con le immagini e le raffigurazioni pittoriche. Martina Bassi e Alberto Voltolini dialogheranno sull’esperienza visiva di oggetti e di immagini, intrecciando le loro ricerche intorno al significato artistico, filosofico e quotidiano dell’illusione.
Alberto Voltolini nella sua ricerca filosofica analizza concettualmente il funzionamento della percezione di oggetti e di immagini. Per qualsiasi filosofia della percezione l’illusione e l’allucinazione costituiscono un problema spinoso e temibile che può modificare interi impianti teorici, ma rappresentano anche uno stimolo per una comprensione più profonda della natura del fenomeno percettivo. Conoscere qualcosa attraverso i sensi non è riducibile alla conoscenza che possiamo trarne da una descrizione, perché una descrizione, una volta appurato che sia errata, si può correggere, mentre la percezione rimane. Ma quando vediamo per la prima volta qualcosa che non abbiamo mai percepito, possiamo dire di aver imparato qualcosa di nuovo? Martina Bassi nella sua ricerca artistica progetta illusioni ottiche attraverso la costruzione di oggetti e di immagini, unita all’imitazione e alla realizzazione di superfici. Per comprendere in profondità le opere è necessario porsi ad un livello percettivo, mettendo tra parentesi le credenze sulle dimensioni e sulle forme degli oggetti che, in ogni caso, non serviranno a correggere la nostra visione, ma non finisce qui. Giocando con i meccanismi della modalità sensoriale, attraverso le immagini, i volumi e le texture vengono addirittura ribaltate le nostre aspettative sulle stesse illusioni ottiche. Si innesca così uno spazio di attrazione estetica e di fiducia più che di diffidenza nei confronti dell’illusione che ci trasporta in un mondo percettivo che possiamo comprendere solo con gli occhi.
Alberto Voltolini é Professore Ordinario in filosofia della mente e del linguaggio presso l’Università degli Studi di Torino e il Consorzio di Dottorato in Filosofia del Nord Ovest (FINO) di cui è coordinatore. È membro del comitato scientifico di importanti riviste internazionali come Dialectica, Acta Analytica, European Journal of Analytic Philosophy, Logic and Philosophy of Science: An Electronic Journal ed è supervisore di prestigiose e storiche riviste filosofiche tra cui Erkenntnis, European Journal of Analytic Philosophy, Synthese e Philosophy and Phenomenological Research. Le sue aree di ricerca sono le teorie del riferimento e della comprensione linguistica, le dottrine dell’intenzionalità, le teorie della percezione, con particolare riferimento alla tematica del vedere-come; le teorie della finzione e della raffigurazione pittorica e Wittgenstein. Partecipa a convegni internazionali, ha scritto articoli e volumi come A Syncretistic Theory of Depiction (Palgrave 2015), Immagine (Il Mulino, Bologna, 2013), Finzioni. Il far finta e i suoi oggetti (Laterza, Bari, 2010), I problemi dell’intenzionalità (con Calabi, Einaudi, Torino, 2009), How Ficta Follow Fiction: a Syncretistic Account of Fictional Entities (Springer, Dordrecht, 2006), Guida alla lettura delle Ricerche filosofiche di Wittgenstein (Laterza, Roma, 1998). Ha curato diversi volumi come From Fictionalism to Realism (con Carola Barbero e Maurizio Ferraris, Cambridge, Newcastle Upon Tyne, 2013) e Wittgenstein: Mind, Meaning and Metaphilosophy (con Pasquale Frascolla e Diego Marconi, Macmillan, Basingstoke, 2010).
Martina Bassi è un’artista che indaga la percezione come un complesso meccanismo che ci mette in relazione con gli oggetti e che, anche quando ci illude, non possiamo correggere. Nelle sue opere ricerca il rapporto della percezione con installazioni, segni, immagini digitali, fotografie e diversi materiali come marmo, legno, alluminio e carta. Il suo lavoro artistico sulla percezione è accompagnato da un interesse teorico, si è laureata in estetica presso l’Università Statale di Milano con il Prof. Elio Franzini. Ha avuto mostre personali come Le Pass nel 2014 presso la Room Galleria di Milan e òPPERSPEC nel 2013 presso Wilson Project di Sassari. Ha esposto in diverse collettive tra cui Time dreaming itself nel 2015 allo spazio Barriera di Torino, Run 4 – Spostamenti Minimi presso la Room Galleria di Milano nel 2013 e Grand Soirée presso lo Spazio ‘O di Milano nel 2012 Polline e Cerniere, Istituto Svizzero, Milan. Ha partecipato a worskshop e residenze tra cui Teatro Valdoca diretta da Cesare Ronconi nel 2012 e nel 2011 Augustinian Melody diretta dalla Societàs Raffaello Sanzio presso il Museo MAGA di Gallarate. Durante lo scorso anno è stata selezionata per il Menabrea Art Prize per Cura Magazine, Roma.
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n°4
Spostarsi dal centro. Pensare senza antropocentrismo. Come la ricerca artistica e filosofica possono individuare modi di pensare e di praticare un discorso ecologico?
LEONARDO CAFFO (Ph.d in Filosofia e assegnista di ricerca, Università degli studi di Torino)
ANDREA CARETTO E RAFFAELLA SPAGNA (artisti).
Ripensare l’ecologia o la relazione con l’ambiente è una delle questioni più urgenti non solo nella ricerca artistica, filosofica e scientifica, ma soprattutto nella vita quotidiana. L’equivoco che si annida in questo intento è il pensare di poterlo fare senza spostarsi dal centro del mondo e della conoscenza in quanto uomini. Darwin ci ha mostrato che come animali umani siamo frutto dell’evoluzione naturale, ma cacciare l’antropocentrismo dalle teorie e dalle pratiche non è un’operazione priva di attrito. Ripensare l’umano significa anche ridefinire le relazioni della ricerca artistica e filosofica con le conoscenze scientifiche e la vita quotidiana. La chiave del ripensamento non antropocentrico dell’umano potrebbe essere in un atteggiamento estetico? L’estetica è la scienza della conoscenza sensibile. La sensibilità si rapporta sempre a un individuo o a un’esperienza nella sua particolarità, non nella sua generalità, tant’è che non possiamo avere percezioni, emozioni, sentimenti non riferiti ad un oggetto o ad uno stato specifico. L’estetica è anche un gioco delle facoltà intellettive che non sussumono il contenuto dell’esperienza sotto astratte categorie, ma in forme disposte ad intrecciarsi con la singolarità. La conoscenza che presta attenzione al sensibile ci mette davanti all’impossibilità di ridurre il mondo non umano a un indistinto dove l’uomo può intervenire arbitrariamente. Lungi dall’essere inteso come un inutile sovrappiù, l’atteggiamento estetico diventa centrale, perché permette di farci differenti immagini del mondo e di individuare altri modi di vivere in contatto con la pluralità eterogenea di individui che popolano l’ambiente, squarciando il velo di astrazione che ha contraddistinto finora i termini della relazione tra l’uomo, gli animali, le piante, le materie.
Leonardo Caffo presenta la sua ricerca filosofica sul ripensamento dell’umano al Tram Diogene, guardando Darwin attraverso Nietszche, analizza il terreno intersettivo del post-umano in un fitto reticolo di scambi con le esperienze artistiche che hanno anticipato la necessità di un cambio di paradigma, mettendoci sotto gli occhi l’inimmaginabile. Forte di un pensiero capace di intrecciarsi con l’arte, Leonardo Caffo dialogherà con Andrea Caretto e Raffaella Spagna che nella loro pratica artistica ricercano un’esplorazione libera della realtà, nel tentativo di entrare in relazione, attraverso un’esperienza in primo luogo estetica, fisico-percettiva, con il paesaggio reale e con le reti di connessioni che caratterizzano il “paesaggio epigenetico” soggiacente.
Leonardo Caffo é Ph.d in filosofia presso l’Università degli Studi di Torino. E’ stato direttore del seminario Animal Philosophy con il DAAD Program all’Università di Kassel, fellow dell’Oxford Centre for Animal Ethics e ricercatore ospite alla Jawaharlal Nehru University di New Delhi. Ha fondato diverse riviste filosofiche tra cui Animal Studies, la Rivista Italiana di Filosofia Analitica Jr, Gallinae in Fabula Onlus di cui è segretario e Animot: l’altra filosofia di cui è co-direttore. Le sue aree di ricerca sono l’ontologia sociale e il realismo, gli animal studies e la cognizione, etica applicate, filosofia dell’anarchismo e dell’architettura. Ha partecipato a numerose conferenze italiane e internazionali, ha presentato la sua ricerca in molte città e in contesti diversi e interdisciplinari, tiene un blog come filosofo, attivista e scrittore (http://leonardocaffo.org/). Ha scritto contributi come The Anthropocentrism and Anti-Realism (Philosophical Readings, Spring, 2014), ll maiale non fa la rivoluzione. Manifesto per un antispecismo debole (Sonda, Casale Monferrato, 2013), Naturalism and Constructivism in Metaethics (con S. Bonicalzi e Sorgon, Cambridge, Newcastle, 2014), A come Animale (2015, con Cimatti, Bompiani, Milano), An Art for the Other (con Sonzogni, Lantern Books, New York, 2015).
Andrea Caretto (Torino, laurea in Scienze Naturali) e Raffaella Spagna (Rivoli, laurea in architettura) concepiscono l’arte come una forma di ricerca, un modo libero di investigare le dimensioni multiple della realtà: caratteri formali e qualitativi della materia, ma anche aspetti fisici quantitativi, questioni filosofiche e sociali. I loro lavori sono sempre il risultato di un “processo relazionale” che evolve nel lungo periodo. Installazioni, azioni collettive, performance o sculture emergono dalla complessa rete di relazioni che stabiliscono con differenti elementi (organici, inorganici, viventi, ecc.) dell’ambiente in cui operano. Attraverso la loro pratica, indagano la forma delle cose, intesa come espressione di forze incorporate all’interno di un “campo relazionale”. Collaborano stabilmente dal 2002 esponendo in istituzioni pubbliche e private in Italia e all’estero, tra le personali più recenti: I Malus (2015, Cittadellarte – Fondazione Pistoletto) Field Works_Wachau (2015, Kunstraumarcade, Mödling, Austria), Systemic Collection, (2012, GAM, Torino, Italia), Retour sans préavis / Back with out Warning (2011, art3 Art Contemporain, Valence, Francia), On ne peut pas descendre deux fois dans le même fleuve / You could not step twice into the same river (2011, CAP – Centre D’Art Plastique, Saint Fons, Francia). Hanno anche partecipato a numerose collettive e curato diverse mostre: J’ai pris un pierre pour voir le monde (2015, Le Huit, Parigi), Meteorite in Giardino, (2014, Fondazione MERZ, Torino, Italia), Sic Vos Nos Vobis, PAV (2014, Parco di Arte Vivente, Torino, Italia), VIVRE(S)( 2014, Domaine de Chamarande, Francia), Wetraders – Cedo Crisi offro Città (2014, Toolbox, Torino). Sono stati ospiti delle residenze: AIR Krems, 2015; Khoj International Artists’ Association, New Delhi, India, 2012, Moly Sabata – Fondation Albert Gleizes, Sablons, Francia, 2010/2011; CAIRN, Musée Gassendi, Digne-les-Bains, Francia, 2008. Sono tra i fondatori dell’associazione di artisti “Diogene”, che, tra le varie attività, promuove la residenza internazionale per artisti “Diogene Bivaccourbano” – www.progettodiogene.eu. Collaborano con il Centro di Ricerca Interuniversitario IRIS (Istituto di Ricerche Interdisciplinari sulla Sostenibilità) dell’Università di Torino e Brescia e con la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Torino. Vivono e lavorano a Cambiano (To).