Collecting People

Collecting People è un iniziativa volta alla condivisione e alla diffusione della conoscenza, attraverso la quale Progetto Diogene si apre ad incontri ed interventi estemporanei, determinati talvolta dal semplice passaggio in città di un artista, o di una qualsiasi altra figura di alto profilo culturale, incline alla condivisione del proprio lavoro.


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Collecting People | Mosè Morsut e Francesco Di Meglio. Margine, montagna, musica, sostenibilità, relazione

mercoledì 18 maggio 2022, ore 18:30
Tram Diogene, Corso Regio Parco / Corso Verona – Torino

A fine settembre 2019 il giovane chitarrista Mosè Morsut ha completato il suo progetto Pizzicando le Alpi, un viaggio attraverso le Alpi seguendo a piedi il Sentiero Italia: 1087 chilometri, 49021 metri di dislivello in salita e 51834 in discesa, per 91 giorni di cammino, offrendo concerti in cambio di vitto e alloggio. Il 19 maggio 2022 partirà di nuovo per percorrere questa volta “l’altra via” che collega Torino a Savona.
Il progetto di Mosé Morsut ha l’obiettivo di fare esperienza della montagna secondo i ritmi lenti che la caratterizzano e che meglio la rispettano, sostenendo un approccio alla montagna rispettoso dei suoi tempi, dei suoi spazi, dei suoi abitanti, della sua severità e del suo equilibrio. 
Il carattere del percorso si basa sullo scambio reciproco (i rifugi hanno offerto vitto e alloggio in cambio di concerti e quattro sponsor hanno sostenuto l’impresa fornendo materiali e competenze), su un’interazione empatica e creativa non solo con le persone, ma anche con il territorio di “margine” inteso come una risorsa, come spazio della possibilità. Mosè promuove così la sua musica in una dimensione acustica diversa e libera come quella di vallate e rifugi, partendo dalla considerazione che la marginalità non è una parte residuale, ma è anzi quel terreno forse decisivo per vincere le sfide della contemporaneità, per cercare un nuovo modo di condividere le risorse che tiene conto della lentezza, dell’attesa, della fatica, dell’imprevedibilità, della fragilità, della potenza delle relazioni, della solidarietà, delle piccole cose che sono anche il valore della polis, della comunità. 
NEMO Nuova Economia in Montagna
, associazione e cooperativa della quale Francesco Di Meglio è presidente, è un progetto diffuso di animazione territoriale delle Aree Interne con lo scopo di generare un’economia basata su processi collaborativi volti a creare comunità; è un sistema aperto di relazione tra persone ed organizzazioni, interprete delle potenzialità dei territori montani.

Il Tram Diogene è nato ispirandosi ai bivacchi montani che si adattano alla morfologia dei luoghi, usando le forme preesistenti dei ripari naturali; l’esempio di Diogene di Sinope e della sua botte può considerarsi contemporaneo a nostro avviso: l’abbandono di tutto ciò che è superfluo, attraverso una pratica di sperimentazione, resistenza e sostenibilità, lascia spazio all’esercizio dell’ascolto, alla pratica del fare e della riflessione partecipata. Allo stesso modo le connessioni tra la montagna e la città possono favorire l’incontro tra soggetti appartenenti a contesti, ambienti e comunità diversi, così da creare momenti di condivisione, integrazione e riconoscimento, per costruire un confronto su “il senso, il disagio, la bellezza, di vivere nel luogo da cui si osserva il mondo” (Vito Teti, La restanza, 2022).

  Mosè Morsut inizia a suonare la chitarra all’età di 8 anni. Dopo molti anni di studi classici con importanti insegnanti come Maurizio Colonna, dopo essersi cimentato poi in musica moderna, dopo aver partecipato a diversi festival e fiere musicali (cremona mondo musica, ADGPA Guitar rendez vous, Sarzana guitar meeting, Parma reggio Guitar fest), il 21 Marzo 2019 pubblica “PUZZLE” il primo disco contenente le sue musiche. Un disco senza testi, senza parole, solo con note, sensazioni e sapori. Attento all’ambiente il packaging del suo disco è plastic-free, un origami di carta illustrato da Eugenio Cesaro (voce degli Eugenio in Via Di Gioia). Il 23 giugno 2019 Mosè mette letteralmente le gambe a “Puzzle” portandolo in alta quota in una serie di concerti itineranti lungo i rifugi del Sentiero Italia. Parte quindi per 91 giorni di viaggio completamente a piedi, 1087 km durante i quali suona in ben 51 luoghi diversi! Il suo tour, dal nome “Pizzicando le Alpi”, si conclude il 22 settembre 2019 nella piazza principale di Tolmezzo (UD) durante i festeggiamenti per la “Festa della Mela”. 
Dal 19 al 28 maggio 2022 il chitarrista Mosè Morsut è protagonista del progetto “Pizzicando l’altra via”, un tour di concerti lungo le 9 tappe del cammino “l’altra via” che collega Torino a Savona: 206km, 9 concerti, attraversando il Monferrato, il Roero, le Langhe, i monti liguri per arrivare al mare.

   Francesco Di Meglio è socio fondatore e presidente della cooperativa NEMO Nuova Economia in Montagna, un sistema aperto di relazione tra persone ed organizzazioni, interprete delle potenzialità dei territori montani o marginalizzati, e facilitatore nella costruzione di reti verso un obiettivo comune: generare un’economia orientata al perseguimento di obiettivi sociali e ambientali, basata su processi collaborativi volti a creare comunità. Associazione dal 2019, costituitasi anche come cooperativa nel 2020, in NEMO confluisce una rete di professionisti provenienti da diversi background, creando un team ricco e interdisciplinare che condivide la passione per lo sviluppo del territorio, e per il benessere delle persone e delle comunità. 
Di Meglio è educatore professionale ed ambientale con esperienze negli ambiti della disabilità adulta e minorile, della psichiatria, dei minori in contesti di disagio e non, dei carcerati e degli anziani. Nel tempo è stato accompagnatore naturalistico e formatore ambientale, pastore ovicaprino, operatore ed organizzatore culturale, valutatore socio-ambientale delle imprese, progettista sociale. Per molto tempo ha intervallato, per necessità e per piacere, la vita in città ed in montagna. Grazie a NEMO cerca di fare sintesi e decidere, insieme ad altri, dove e come vivere bene.


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Collecting People | La memoria dei vinti. Elena Testa & Beatrice Verri

venerdì 08 aprile 2022, ore 18:30
Heritage Lab Italgas, Corso Palermo 4, Torino

La necessità di archiviare e conservare accompagna qualunque attività umana, privata e collettiva. Spesso l’uso futuro delle informazioni e dei documenti non è prevedibile; è quindi necessario formare la consapevolezza che anche il disordine dei dati, la perdita parziale o totale delle informazioni, la deliberata distruzione sono atti possibili con circostanze da gestire.

Jaques Derrida fin dalla metà degli anni novanta, concentra la sua riflessione sull’archivio, individuando tra la polarità accumulo/perdita la molteplicità di logiche e prospettive insite nel bisogno di archiviare. Derrida inizia la discussione dall’etimologia del termine ‘archivio’ concentrandosi sui significati remoti, quelli contenuti nella parola greca Archè, che da una parte vuol dire inizio, principio, origine inteso nel senso di avvio o cominciamento, dall’altra significa comando, principio ordinatore o legiferante che implica il comandare, il controllare e il mettere ordine. La parola archivio si avvicina però anche al termine Archeion, che indica la residenza dei magistrati supremi della Grecia Antica: nell’Archeion, luogo dedicato e pubblicamente riconosciuto, sono depositati i documenti ufficiali della città, di cui gli Arconti sono i custodi e gli interpreti. Attraverso il legame con l’Arconte, Derrida sottolinea come gli archivi siano la testimonianza del modo in cui il potere si configura: l’archivio non solo include e conserva, ma è anche prova di un racconto di esclusione di ciò che non viene raccolto, o che essendo stato raccolto viene poi scartato.

Con Beatrice Verri e Elena Testa proveremo a confrontarci sulla questione dello spazio dell’archivio come luogo di pensiero e prospettiva di progetto storico, come sistema critico che guarda al futuro: dati, informazioni, documenti non sono solo quantità, ma prima di tutto sono dispositivi che raccontano storie, e per saperle leggere occorre conoscere, confrontare e interpretare compiendo delle scelte.

I filmati di famiglia raccolti e conservati nel progetto Mi ricordo – l’archivio di tutti dell’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa sono un tentativo di resistenza alla perdita: raccoglie e digitalizza i film di famiglia, per ritrovare le testimonianze visive del nostro recente passato, conservarle e riproporle. Con il trascorrere dei decenni, le immagini dei luoghi di lavoro, dei riti familiari e di gruppo, un tempo create per la continuità degli affetti e delle relazioni, diventano testimonianza dell’evoluzione di un’intera comunità, cioè diventano“storia”. Mi ricordo tenta di ricostruire una narrazione collettiva nelle memorie individuali e familiari, per ricostruire le trasformazioni sociali.

Allo stesso modo, la Fondazione Nuto Revelli custodisce e valorizza uno dei più importanti archivi orali d’Italia e nasce per portare avanti i valori che Revelli –alpino in Russia, partigiano, ricercatore della memoria contadina, testimone dell’Italia contemporanea – portò avanti con la sua opera. La Fondazione conserva e valorizza più di mille ore di registrazioni, di recente restaurate e digitalizzate, oltre a settanta metri lineari di fotografie, lettere, testimonianze sulla Seconda Guerra Mondiale, sulla Lotta di liberazione dal nazifascismo, sugli Alpini in Russia, sul mondo contadino. Il lavoro di raccolta di testimonianze orali di Nuto Revelli ha dato voce ai suoi emarginati protagonisti nei volumi Il mondo dei vinti. Testimonianze di vita contadina (1977) e L’anello forte. La donna: storie di vita contadina (1985) che rappresentano la paziente raccolta dei racconti dei vinti: nelle parole degli intervistati da Revelli – i contadini e montanari delle valli cuneesi, le donne della campagna povera, i vinti di sempre – si percepisce la complessità della condizione umana, la drammaticità della memoria.

Attraverso il dialogo spontaneo tra personalità e ricerche diverse, ma affini, proveremo a trovare punti d’incontro che possano in qualche modo fare da humus per la ricerca artistica contemporanea.

Elena Testa è responsabile dell’Archivio Nazionale Cinema Impresa di Ivrea, dipartimento della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia. Si occupa di conservazione, archiviazione, riutilizzo e valorizzazione di materiale cinematografico di repertorio. Esperta di cinema d’impresa e dei rapporti tra cinema e mondo del lavoro, ha scritto documentari, diretto cortometraggi e curato rassegne per festival e istituzioni culturali.

Beatrice Verri, già traduttrice e curatrice editoriale, è Direttrice della Fondazione Nuto Revelli per la quale ha coordinato il processo di rigenerazione alpina a base culturale della Borgata storica di Paraloup in Valle Stura, di cui cura in particolare il Laboratorio “Anello forte” per la memoria delle donne di montagna. Sul tema della memoria storica femminile ha svolto ricerche, scritto contributi e curato la sezione dedicata del Museo dei Racconti di Paraloup. È Presidente della Fondazione della Comunità Chierese e membro del Consiglio direttivo dell’Associazione nazionale Paesaggi della Memoria in rappresentanza di Borgata Paraloup.

Heritage Lab. Il museo-laboratorio di Italgas ha la missione di digitalizzare il patrimonio storico dell’azienda e valorizzare le narrazioni possibili del suo archivio notificato, in dialogo costante con i partner del territorio, nazionali e internazionali, e come parte del vasto network europeo del Consorzio Time Machine. Heritage Lab utilizza macchine innovative di Factum Arte e ARCHiVe, tecnologicamente evolute dai prototipi di Fondazione Cini, in grado di riprodurre, in altissima risoluzione, ingenti quantitativi di documenti. In partnership con altri player culturali, quali la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Heritage Lab ambisce a diventare polo di ricerca nella ricostruzione storica e centro internazionale di digital humanities dedicato alla digitalizzazione massiva degli archivi d’impresa, coni quali ha avviato una densa attività di scambio e cooperazione. Accanto alla produzione culturale, in Heritage Lab è vivo l’elemento sociale che punta a riattivare percorsi lavorativi interrotti, formando nuove figure professionali: gli umanisti e le umaniste digitali.


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VA’ SENTIERO in dialogo con Andrea Lerda

giovedì 28 ottobre 2021, ore 18:00
Tram Diogene, Rotonda C.so Regio Parco e C.so Verona, Torino

Nell’ambito di Collecting People, iniziativa volta alla condivisione della conoscenza attraverso incontri ed interventi estemporanei, Progetto Diogene presenta Va’ Sentiero, un progetto di viaggio lungo il Sentiero Italia, un percorso poco conosciuto di circa 7.000 km che unisce tutte le montagne italiane cavalcando ininterrottamente il dorso delle Alpi e degli Appennini, dal Friuli-Venezia Giulia alla Sardegna.
Va’ Sentiero è un’idea di viaggio basata sui concetti di scoperta, condivisione e circolarità; è un’avventura lunga tre anni, per riscoprire la centralità della montagna e raccontare le sue genti. Va’ Sentiero è il catalizzatore di un’evoluzione collettiva: quella di chi viaggia e quella culturale, sociale e territoriale delle terre alte.
I sette giovani protagonisti di Va’ Sentiero vedono, nelle migliaia di chilometri di questo itinerario, non solo fatiche e distanze, ma un modo per creare relazioni, per vivere più intensamente i luoghi, per essere partecipi ai margini della realtà, per ritrovare l’equilibrio.

Diogene di Sinope camminava molto. La sua frase solvitur ambulando (camminando si risolve) è forse il passo che ha portato Progetto Diogene a concentrarsi sull’interazione tra teoria e prassi, tra pensare e fare, attraverso un ideale rapporto con la realtà legato ad una riduzione del superfluo allo stretto necessario e ad un’attenta osservazione del mondo circostante.
La relazione tra il sé e il contesto, l’interazione continua tra caso e intenzione, la sperimentazione di quando e dove si è – questioni che ci mettono sulla verticale dell’asse della vita e che caratterizzano il procedere di chi sceglie di mettersi in cammino – sono aspetti distintivi della ricerca artistica che si muove in partenze, false vie, fatiche, slanci, traguardi, vette, trasgressioni, condivisioni, contingenze e cadute.

Attraverso il confronto con Andrea Lerda, curatore del Museo Nazionale della Montagna di Torino, proveremo a condividere esperienze, progetti e visioni per trovare punti di ancoraggio tra diversi approcci del conoscere.

 

Va’ Sentiero nasce dal sogno dei tre fondatori Yuri Basilicò, Sara Furlanetto e Giacomo Riccobono, i quali hanno costruito un vero e proprio team per svolgere sia la spedizione che l’enorme attività documentativa: il videomaker Andrea Buonopane, il filosofo cambusiere Francesco Sabatini, la social media manager Martina Stanga, il graphic designer Diego Marmi e l’autista tuttofare Giovanni Tieppo.
Il viaggio è iniziato a Muggia, in Friuli Venezia Giulia, il 1° maggio 2019 ed è terminato, nella prima parte, a Visso, nelle Marche, a fine novembre 2019. La seconda parte, dalle Marche alla Puglia, si è svolta nel 2020: il 30 agosto la partenza da Visso, per raggiungere a novembre Santa Maria di Leuca, in Salento. La terza parte, comprendente il percorso in Sicilia e in Sardegna, e poi in Campania, Calabria e Basilicata, si è conclusa a settembre 2021.
www.vasentiero.org

Andrea Lerda (1983) è storico dell’arte, curatore freelance e fondatore del progetto online Platform Green.
Da diversi anni concentra la sua pratica curatoriale sulle tematiche ambientali, indagando il ruolo dell’arte nella veicolazione di un nuovo pensiero sostenibile e privilegiando l’approccio interdisciplinare arte-scienza. Altri campi di indagine sono quelli legati all’universo della public art e del dialogo tra arte e comunità.
Dal 2018 è curatore al Museo Nazionale della Montagna di Torino, dove cura il programma sostenibilità.
Collabora come curatore esterno per l’associazione Art.ur di Cuneo.
Fino ad oggi è stato direttore di galleria presso Franco Soffiantino a Torino, Studio la Città a Verona e assistente di direzione presso la Galleria Lia Rumma a Milano. Ha collaborato con il CeSAC – Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee di Caraglio, il CeSPeC – Centro Studi sul Pensiero Contemporaneo di Cuneo e l’Associazione Culturale Marcovaldo, oltre all’esperienza formativa presso la Galleria Civica di Modena.
Fino al 2016 è stato responsabile organizzativo del settore PER4M, nell’ambito di Artissima – Fiera Internazionale d’arte contemporanea di Torino. Ha partecipato a CAMPO17 – corso per curatori, presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino.
www.platformgreen.org


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ALICE ZANNONI in dialogo con Osservatorio Futura

lunedì 18 ottobre 2021, h. 18.00
Tram Diogene. Rotonda Corso Regio Parco / Corso Verona, Torino

Nell’ambito di Collecting People, Progetto Diogene è felice di ospitare Alice Zannoni in dialogo con Osservatorio Futura.
Alice Zannoni, curatrice di Bologna e cofondatrice di SetUp Contemporary Art Fair, porta avanti un lavoro sulla comunicazione e sulla diffusione dell’arte contemporanea attraverso partecipazione e processualità, tenendo presente la complessità della relazione con l’osservatore, nella quale la biografia e l’imprevisto, l’umiltà e il tempo possono costruire un dialogo dal quale tutte le parti hanno da imparare. Nel 2018 scrive il libro “L’arte contemporanea spiegata a mia nonna”, nel quale racconta l’esperienza di dialogo e confronto con l’anziana nonna Zita su alcune tematiche chiave della ricerca artistica: il progetto, che si è modellato sulla quotidianità e sugli accadimenti, è un tentativo di incontro e scambio tra saperi diversi.
La volontà di scardinare le dinamiche elitarie del pubblico dell’arte e la dimostrazione che l’arte può entrare nelle cose della vita possono generare interrogativi sulle intenzioni di chi si occupa di arte: essa può riguardare la vita di tutti? se non di tutti, è possibile che rientri in tutta la sfera vitale, nelle dinamiche passionali del quotidiano? il lavoro dell’artista deve necessariamente ‘arrivare’ a tutti? il mestiere dell’artista contemporaneo come può modellarsi su queste tematiche e come incide sulla società?
Proveremo a dare delle risposte (o a trovare altre domande) con Osservatorio Futura, collettivo curatoriale nato nel 2020 a Torino, il cui progetto si costituisce come osservatorio attento alle progettualità artistiche contemporanee e alle dinamiche che reggono il lavoro culturale in toto.

 

Alice Zannoni è nata ad Arzignano (Vicenza) il 30 marzo 1981. Vive e lavora a Bologna.
Si è laureata in Estetica al Dams-Arte di Bologna con Luciano Nanni, dove consegue anche il master in “Cultura dell’innovazione, mercati e creazione di impresa”.
Si occupa da oltre quindici anni di arti visive come critica d’arte, curatrice indipendente e collabora come free lance con riviste del settore. È stata docente di Storia del design presso la Laba di Rimini, Direttore Amministrativo della Fondazione Campori; ha ideato, fondato e diretto SetUp Contemporary Art Fair di cui è ora Amministratore Unico. Ha pubblicato il libro “L’arte contemporanea spiegata a mia nonna” (Nfc Edizioni).

Osservatorio Futura è un centro di ricerca e spazio espositivo fluido. Un progetto in continua evoluzione composto ad oggi da una piattaforma digitale, un’associazione culturale no profit e uno spazio espositivo in via Carena 20 a Torino. Ogni parte del progetto è indipendente e interconnessa. La mission è la promozione e valorizzazione della ricerca artistica emergente, con la vision di creare una rete tra i giovani addetti ai lavori, proponendo una buona etica del lavoro tramite l’instaurazione di un meccanismo virtuoso.


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CASA WALSER

mercoledì 21 luglio 2021, ore 18:30
Tram Diogene, Rotonda C.so Regio Parco e C.so Verona, Torino

Nell’ambito di Collecting People, iniziativa volta alla condivisione della conoscenza attraverso incontri ed interventi estemporanei, Progetto Diogene presenta Casa Walser, una residenza d’artista per 12 studenti dell’Accademia Albertina a Hòbelté, un antico villaggio Walser arroccato sui pendii della valle di Gressoney, a 1807 metri di altitudine, raggiungibile esclusivamente a piedi.
Nei quattro giorni di permanenza nella borgata, i 12 studenti residenti parteciperanno a workshop e attività tesi ad approfondire l’interazione tra arte e natura.
L’isolamento, rafforzato dalla residenza in una sede senza corrente elettrica e in alta montagna, e la stretta condivisione di spazi e tempi, possono far sì che si crei uno stato di “solitudine condivisa”, nel quale sarà possibile il confronto tra partecipanti, relatori e territorio in un ritmo altro.
L’obiettivo del progetto è quello di creare un clima di discussione fecondo per la ricerca artistica degli studenti residenti attraverso momenti formativi e partecipativi studiati e organizzati da Laura Pugno, Francesco Pastore, Silvia Margaria e Michele Guido.
Casa Walser è un progetto organizzato da Brenno Franceschi e Federico Zamboni, studenti dell’Accademia Albertina, con il supporto della Consulta degli Studenti, in collaborazione con l’associazione Noipsy.

https://www.instagram.com/casawalser/


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